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La storia di oggi ha il profumo del pane…

La storia di oggi profuma di pane.

E racconta la vita quotidiana di chi vive e lavora nei nostri appartamenti in cui ospitiamo persone con disabilità mentale. Ma potrebbe essere la storia di altri luoghi in cui lavoriamo; dove vivono le persone che stanno imparando a convivere con questo nuovo tempo sospeso…

Il profumo della torta
È un tempo particolare.
Il tempo di quando si entrava in appartamento era scandito da piccoli rituali. La decisa stretta di mano di M. che mi accoglieva aprendo la porta. La vicinanza fisica con N. nella gestione delle terapia, confrontarsi con M. intensamente su quanti pacchetti di sigarette si potessero acquistare quel giorno, concordare con G. l’elenco delle commissioni da fare prendendo e sfogliando l’agenda fino al giorno di riferimento e poi, non meno importante, la lista della spesa quotidiana tutti insieme.

Il rito della lista è carico di significato, sottolinea il rapporto tra ciò che piace ciò che non piace, le intolleranze, e non solo alimentari, è il rito dell’avvicinamento, è uno di quei riti che fa emergere i legami, le attenzioni, c’è chi chiede una torta e allora si compra il lievito. Dopo la spesa si cucina insieme: chi sbuccia le cipolle per il ragù che scoppietteranno con un filo d’olio nella padella, chi fa saltare le verdure cercando e chiedendo quale erba aromatica utilizzare, concordare con la mano a cucchiaio se il sale per l’acqua della pasta è sufficiente e chi accende all’improvviso le fruste elettriche perché si sta occupando del dolce.

Ed eccolo il profumo di torta in tutta la casa. Inebriante, con il suo aroma inconfondibile, la dolcezza delle mele e dello zucchero glassato, un piacere che avvolge la mente e i sensi, e che regala per quell’istante il buonumore.

Cambia tutto, cambia il mondo.
Nascono i protocolli e la relazione diventa a distanza come tutto. Bisogna rispettare protocolli.
Il tempo di quando si entra in appartamento è scandito da nuovi piccoli rituali. M. apre la porta e mi sorride, si allontana di un metro, come entro però mi porge la mano e la ritira subito ricordando le nuove regole. La distanza fisica nella gestione delle terapia con N. esercita più confusione e per lei si devono trovare nuove strategie. Manca fortemente confrontarsi con M., l’incontro-scontro avviene con meno passione su quanti pacchetti di sigarette si possano acquistare quel giorno, perché non si possono negare troppe sigarette in questo periodo. L’elenco delle commissioni da fare è un punto fisso con G. ma c’è sempre il pensiero di mettere e togliere mascherina e mettere e togliere i guanti per essere nella regola del protocollo. E poi, non meno importante, la lista della spesa. Ma solo uno va a fare la spesa, la fila lunga ore, solo uno può stare nello spazio cucina.
Igienizzare, pulire, seguire i protocolli delle distanze, questi diventano i nuovi riti.
L’odore della candeggina, dell’igienizzazione sostituisce l’odore del ragù.
Il calore del rapporti è sostituito dal tepore dell’alito che ritorna su proprio viso coperto dalla mascherina.

Allora la relazione cambia. Muta. Quello che pero è in comune tra il prima e ora è: l’esserci.
L’esserci in maniera differente, sperando, primo o poi, di sentire nuovamente il fragrante profumo della torta appena sfornata!

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